Secondo film di Parolini sul personaggio di Sabata. Dopo il grande successo di pubblico, europeo e americano, del primo Sabata, Parolini ricompone lo staff vincente per questo secondo episodio. Lo stile è quello tipico di Parolini, come diceva Sergio Leone della "Gran Parolinate" infatti i suoi personaggi sono sempre pieni di trucchi, giochetti, illusioni, in pratica il "marchio" del regista, simpaticissimo proprio come i suoi film. La trama è alquanto leggera, ma comunque le scene d'azione sono girate con estrema cura e con il classico virtuosismo tipico che Parolini ama sottolineare nei suoi protagonisti. Lee Van Cleef, sempre bravo e Gianpiero Albertini, qui in uno dei suoi soli quattro film western. Albertini, più conosciuto nel poliziesco all'italiana, è qui bravo nell'interpretare un originale eccentrico cattivo. Nel finale Parolini tenta inquadrature alla Leone in un susseguirsi di sguardi tra Van Cleef e Albertini, prima del letale duello in cui ha la meglio Van Cleef, ma negli sguardi sicuramente vince Albertini. Una trama che oltre all'azione, ha brevi risvolti d'indagine tipica dei gialli per poi esssere condito da siparietti simpatici con comicità, che non risulta essere del tutto gradita. Parolini si dimostra comunque sempre grande nella delineazione e caratterizzazione anche fumettistica dei suoi personaggi. In sostanza è un discreto spaghetti western, che però non raggiunge il primo capitolo.

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