Anno:
1973 Aka:
Mano rápida (Spain) | Fast Hand Is Still
My Name (U.S.A.) | Sing mir das Lied der Rache (Germany)
| Requiem pour un tueur (France)
Regia: Mario
Bianchi
Cast: Alan
Steel, William Berger, Gill Roland, Fernando Bilbao,
Celine Bessy, Francisco Sanz, Welma Truccolo. Durata:89
min. eston. Musiche:Gianni
Ferrio
Finita
la Guerra di Secessione, il capitano nordista Jeff
Mulligan cade nelle mani di un fuorilegge, Machedo,
capo di una banda di ex-sudisti. Per vendicare alcuni
compagni, che l'ufficiale ha fatto impiccare, il
bandito ferisce Mulligan alla mano destra, lasciandolo
poi legato a un palo, all'interno di un forte abbandonato,
convinto così di destinarlo ad una morte
sicura. Mulligan, però trovato da una giovane
donna indiana, si salva, pur restando monco, rintraccia
Muchedo e quando costui svaligia la banca di un
villaggio riesce, scienza svelarsi, a impossessarsi
di tutto l'oro rubato. Il bandito, dopo aver ingiustamente
accusato un compagno, non tarda tuttavia a scoprire
la verità e a catturare Mulligan. Ma l'ufficiale
non parla, per cui Muchedo finge di farselo scappare,
per poterlo seguire e arrivare all'oro. E' quello
che voleva Mulligan, il quale, nascosto in un villaggio
abbandonato, attende l'arrivo dei banditi, li stermina
e infine, in un duello faccia a faccia con Machedo.
Storia
un pò scontata e film tra i titoli più
insignificanti del panorama western italiano. Infatti
il titolo farebbe pensare ad una commedia western.
Ma questo western è tutt'altro che comico,
ricco di scene di pura violenza e vero sadismo, forse
e proprio questa caratteristica che rende questa pellicola
un vero cult da vedere. William Berger in questo sottovolutato
western è in una delle sue più riuscite
interpretazioni. Qui veste i panni del sadico bandito
scatenato Machedo. Buona prova anche quella di Alan
Steel alias Sergio Ciani, qui nei panni del capitano
nordista Jeff Mulligan. Un western all' italiana girato
sul tramonto del genere, le locations infatti versano
in un malinconico abbandono. Decisamente interessante
la regia di Mario Bianchi. Da antologia la scena finale
con Steel che appare e scompare come un fantasma (stile
Django il Bastardo
di Garrone), nel delirio di Berger. Colpo di scena
finale, la protesi usata con i proiettili fatti ingoiare
a Steel sotto tortura ad inizio film (Roma
a Mano Armata, un anno dopo riprenderà
la scena). Western interessante, se non per la trama,
ma per alcune trovate e per l'iperviolenza che vi
è in molte sequenze.Il titolo del soggetto
scritto da Vittorio Salerno fratello di Enrico Maria,
pare fosse:"La Mia Mano è Ancora Veloce"
ma poi venne cambiato dalla produzione all'uscita
del film, sulla scia dei western/comici tanto in voga
in quel periodo.
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FILM COMPLETO:
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